Come si diventa un educatore di disabili mentali
Intervista a Massimiliano Manduchi
QUALI SONO LE 3 ATTIVITÁ PIÙ IMPORTANTI CHE FAI NEL TUO LAVORO?
E’ difficile individuarne tre… Mi occupo di disabili adulti, quindi della loro vita quotidiana, dall’aiutarli ad imparare ad essere più autonomi (lavarsi, vestirsi, tenere in ordine le cose) a piccoli lavoretti manuali (lavori di manutenzione del verde, dar da mangiare agli animali della fattoria, insacchettare un certo numero di viti e bulloni).
QUALI STRUMENTI UTILIZZI?
Come strumenti direi il confronto con i colleghi, l’aggiornamento e la supervisione con professionisti più qualificati, la propria creatività e fantasia per adattare le conoscenze alla situazione specifica. Ed essere versatile, non limitarsi a saper fare una cosa sola perché nella relazione con i disabili mettersi in gioco e saper fare un po’ di tutto è fondamentale.
COME SEI DIVENTATO UN "EDUCATORE PER DISABILI MENTALI"?
In realtà mi sono laureato in psicologia, poi ho cominciato a lavorare con i bambini perché mi sentivo portato e da lì mi hanno offerto di occuparmi di disabili, seguito da uno psichiatra che dirigeva l’equipe di lavoro. Col tempo mi sono formato sempre più con corsi e seminari. Oggi esiste un percorso accademico preciso e non è più possibile diventare educatore partendo dalla laurea in psicologia.
IL TUO MOTTO?
Lo rubo a Gandhi... "Ogni persona che incontri è migliore di te in qualcosa; in quella cosa impara".
Imparare è la cosa più bella che esista!
E’ difficile individuarne tre… Mi occupo di disabili adulti, quindi della loro vita quotidiana, dall’aiutarli ad imparare ad essere più autonomi (lavarsi, vestirsi, tenere in ordine le cose) a piccoli lavoretti manuali (lavori di manutenzione del verde, dar da mangiare agli animali della fattoria, insacchettare un certo numero di viti e bulloni).
QUALI STRUMENTI UTILIZZI?
Come strumenti direi il confronto con i colleghi, l’aggiornamento e la supervisione con professionisti più qualificati, la propria creatività e fantasia per adattare le conoscenze alla situazione specifica. Ed essere versatile, non limitarsi a saper fare una cosa sola perché nella relazione con i disabili mettersi in gioco e saper fare un po’ di tutto è fondamentale.
COME SEI DIVENTATO UN "EDUCATORE PER DISABILI MENTALI"?
In realtà mi sono laureato in psicologia, poi ho cominciato a lavorare con i bambini perché mi sentivo portato e da lì mi hanno offerto di occuparmi di disabili, seguito da uno psichiatra che dirigeva l’equipe di lavoro. Col tempo mi sono formato sempre più con corsi e seminari. Oggi esiste un percorso accademico preciso e non è più possibile diventare educatore partendo dalla laurea in psicologia.
IL TUO MOTTO?
Lo rubo a Gandhi... "Ogni persona che incontri è migliore di te in qualcosa; in quella cosa impara".
Imparare è la cosa più bella che esista!